Il Ricompart rappresenta una rilevante risorsa per la ricostruzione della storia della Resistenza italiana e la conoscenza di donne e uomini che hanno partecipato alla lotta di liberazione.
L’archivio Ricompart ha le sue radici nell’attività delle Commissioni regionali istituite dal decreto legislativo luogotenenziale n. 518 del 21 agosto 1945 emanato dal governo Parri, che regolamentava in modo definitivo il riconoscimento delle attività partigiane. Il decreto rispondeva sia alle esigenze dei diretti interessati che a quelle delle autorità governative, dopo che la “questione partigiana” aveva acquisito rilevanza politica, sociale e di ordine pubblico dopo il 25 aprile 1945.
Nel 1945 erano state istituite undici Commissioni regionali (Piemonte, Lombardia, Triveneto, Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Marche, Umbria, Abruzzi, Lazio e Campania), una Commissione Estero, che si occupava dei cittadini italiani membri di movimenti partigiani all’estero, e una Commissione di secondo grado, incaricata di esaminare i ricorsi e le proposte di ricompensa al valore. Nel 1948, con il decreto legislativo del 3 maggio n. 833, fu creata un’ulteriore Commissione per riconoscere i partigiani della Venezia Giulia. Le competenze delle Commissioni, inizialmente affidate al Ministero dell’assistenza post-bellica (1945-1947), furono trasferite alla Presidenza del Consiglio dei ministri (1947-1965) e infine, dal 1965, delegate al Ministero della difesa.
Secondo il decreto del 1945, le domande per il riconoscimento delle qualifiche partigiane (partigiano combattente, caduto per la lotta di liberazione, mutilato o invalido per la lotta di liberazione, patriota) dovevano essere presentate alle Commissioni locali entro il 12 marzo 1946. Per coloro che si trovavano all’estero, il termine per la presentazione delle domande era di sei mesi dal momento del rientro in patria. Dopo aver esaminato le pratiche, le Commissioni pubblicavano gli elenchi dei partigiani riconosciuti; trascorso un mese senza reclami, le qualifiche diventavano definitive e certificate. In caso di parere negativo da parte della Commissione locale o di contestazioni da parte di terzi, gli interessati potevano ricorrere alla Commissione di secondo grado.
Nei primi anni di attività, le Commissioni esaminarono un numero considerevole di proposte, tanto che, verso la fine del 1950, quasi tutte avevano concluso i lavori. Ogni Commissione organizzava un proprio archivio, che al termine delle attività veniva trasferito a Roma. Qui, inizialmente, la gestione degli archivi era affidata al Servizio Commissioni riconoscimento qualifiche partigiani presso il Sottosegretariato per l’assistenza ai reduci e ai partigiani della Presidenza del Consiglio dei ministri. Successivamente, questa funzione passò alla Commissione unica nazionale istituita nel 1968.
Con la legge del 28 marzo 1968, n. 341, le Commissioni regionali istituite nel 1945, che avevano già cessato le loro attività da anni, furono formalmente soppresse e le loro competenze trasferite a una Commissione unica nazionale di primo grado, con sede a Roma, sotto la supervisione del Ministero della difesa. Inoltre, fu confermata l’esistenza della Commissione di secondo grado, incaricata di esaminare i ricorsi e le ricompense al valore.
Il fondo Ricompart comprende circa 7.500 buste, che contengono verbali, fascicoli personali, elenchi, quadri statistici e altri documenti prodotti dalle Commissioni regionali, dalla Commissione Estero e, in parte, dalla Commissione di secondo grado. Include inoltre 54 volumi dei verbali (sia originali che copie) della Commissione unica nazionale (1968-1994) e 611 cassette contenenti 703.716 schede nominative (per visualizzare le modalità di consultazione e gli ultimi aggiornamenti sulle acquisizioni del fondo, accedere al seguente link).
Al momento, non è possibile stabilire con certezza se il fondo archivistico Ricompart rifletta l’intera produzione documentaria delle varie Commissioni, poiché parte di essa sembra essere andata dispersa o rimasta a livello locale. Tuttavia, è chiaro che l’attuale struttura del fondo sia il risultato di un riassetto della documentazione, prima operato dal Servizio Commissioni riconoscimento qualifiche partigiani e poi, dal 1968, dalla Commissione unica nazionale. Questi enti hanno sensibilmente rimaneggiato e aggiornato il fondo, aggiungendo ulteriore materiale.
All’interno del complesso archivistico così costituito, gli schedari rappresentano un elemento di fondamentale rilevanza. Le schede, intestate a singole persone e ordinate alfabeticamente, variano strutturalmente a seconda delle Commissioni, ma generalmente contengono: dati anagrafici (nome, cognome, luogo di nascita, nome del padre e della madre, etc.), attività svolte nelle formazioni partigiane e negli altri corpi volontari, notizie su ferite, mutilazioni o decesso, lavori della Commissione ed esito della valutazione sul riconoscimento.
Questa preziosa fonte documentaria racchiude in forma sintetica i dati identificativi dei soggetti interessati e ulteriori, brevi informazioni sull’iter del riconoscimento. Questi elementi, sebbene integrabili estendendo l’indagine alla consultazione dell’intero fondo Ricompart, rappresentano già da soli una risorsa significativa e nuova per gli studi sulla Resistenza italiana, accessibile tramite il portale Partigiani d’Italia.
Il fondo era conservato presso il Ministero della difesa, che lo ha versato all’Archivio centrale dello Stato negli anni 2009-2012. Dal 15 dicembre 2020 è definitivamente on-line il portale “I Partigiani d’Italia”, progetto realizzato dall’ICAR – Istituto Centrale per gli Archivi in collaborazione con l’Archivio Centrale dello Stato, la Scuola Normale Superiore, l’Istoreto – Istituto piemontese per la Storia della Resistenza, Giorgio Agosti e l’Istituto Nazionale Ferruccio Parri – Rete degli istituti per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea, su finanziamento del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo, Direzione Generale Archivi, del 2017.