L'Archivio centrale dello Stato conserva la documentazione storica dello Stato italiano unitario.
Secondo quanto previsto dalla normativa, ha il compito di conservare:
• la documentazione prodotta dagli organi centrali dello Stato (di governo, amministrativi, giudiziari e consultivi) a seguito di versamento obbligatorio;
• gli archivi ricevuti da enti pubblici di rilievo nazionale, a seguito di comodato o deposito;
• gli archivi ricevuti da privati a seguito di comodato, deposito, donazione o acquisto.
Attualmente la documentazione conservata ha una consistenza di circa 160 chilometri lineari.
A partire dalla Costituzione, atto fondante della Repubblica di cui è conservato uno dei tre originali, e alla Raccolta ufficiale delle leggi e dei decreti dello Stato, all'archivio della Consulta araldica e alle carte di Casa Savoia, che ne rappresentano il nucleo documentario originario, l'Archivio centrale dello Stato conserva gli archivi prodotti dagli organi di governo e dell'amministrazione dello Stato, quali la Presidenza del Consiglio dei Ministri e i ministeri (fatta eccezione per il Ministero degli esteri e per la documentazione di carattere militare del Ministero della Difesa) e dagli organi giudiziari e consultivi, quali la Corte di Cassazione, la Corte dei Conti, il Consiglio di Stato.
Tra gli archivi degli organi centrali dello Stato, conserva quelli delle istituzioni e degli organi propri del regime fascista, dal Partito nazionale fascista, alla Segreteria particolare del Duce, alla Milizia volontaria per la sicurezza nazionale, al Tribunale speciale per la difesa dello Stato. Recuperati alla fine della seconda guerra mondiale, furono versati direttamente all'amministrazione archivistica poiché erano cessati i soggetti che li avevano prodotti.
Nella sezione denominata Raccolte speciali, l'Archivio conserva dal 2017 la documentazione prodotta dagli organi centrali dello Stato relativa al rapimento e all’uccisione di Aldo Moro (1978) e alle stragi che hanno segnato la storia del Paese da Piazza Fontana (12 dicembre 1969) al Rapido 904 (23 dicembre 1984), documentazione declassificata e acquisita anticipando significativamente i tempi di versamento come disposto delle Direttive Prodi (nel 2008) e Renzi (nel 2014) e della Direttiva Draghi (2021) su Organizzazione Gladio e Loggia P2.
L'Archivio conserva circa cinquanta archivi di enti pubblici e privati di rilievo nazionale versati dal Ministero del Tesoro che ne ha curato la liquidazione, oppure depositati dagli enti stessi o dalle società subentrate alle istituzioni preesistenti. Tra i più rilevanti, si segnalano quelli dell’Opera nazionale combattenti (ONC), del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR), dell’Ente per l’esposizione universale di Roma del ’42 (EUR), della Società generale immobiliare (SOGENE) e dell’Istituto per la ricostruzione industriale (IRI).
Conserva, inoltre, circa trecentosessanta archivi personali di esponenti della politica (tra cui Francesco Crispi, Agostino Depretis, Giovanni Giolitti, Ugo La Malfa, Aldo Moro, Pietro Nenni, Ferruccio Parri), della cultura (tra cui Guido Calogero, Carlo Levi, Leone Piccioni, Giaime Pintor), dell'arte (tra cui Vinicio Berti, Palma Bucarelli, Peppino De Filippo), dell'architettura (come Giuliana Genta, Plinio Marconi, Gaetano Minnucci, Riccardo Morandi, Luigi Moretti, Mario Paniconi, Giulio Pediconi), la cui documentazione svolge una funzione insostituibile nella ricerca storica sull'Italia contemporanea.