Prosegue l’apertura – fino al 6 settembre – della mostra dedicata ai canti popolari inaugurata il 21 giugno scorso in occasione del Concerto organizzato in Archivio per la Festa della Musica 2019.
L’esposizione storico-documentaria nasce dall’idea di coniugare la ricerca musicale di Giovanna Marini e della Scuola popolare di Musica di Testaccio che trasmette e reinterpreta i canti di lavoro, di protesta, di lutto, di emigrazione e di guerra, che rientrano nella cultura popolare italiana, con le testimonianze fornite dai documenti degli organi centrali dello Stato unitario conservati dall’Archivio centrale e di come questi siano entrati in relazione.
Si tratta di canti popolari e vecchie melodie reinterpretate dai militanti anarchici e socialisti riportati su “fogli volanti” o “canzonieri” diffusi clandestinamente tra il popolo con finalità di propaganda politica, come quelli di Pietro Gori (1865-1911), autore di alcune tra le più famose canzoni anarchiche della fine XIX secolo, tra cui Addio Lugano bella e Stornelli d’esilio, o ancora i canti di emigrazione, antimilitaristi e antifascisti. Un patrimonio che testimonia il valore del canto quale strumento espressivo più diffuso e maggiormente utilizzato tra la fine del XIX e i primi decenni del XX secolo. Un canto che ha unito, accompagnato, sostenuto, incitato e consolato uomini e donne sia nei momenti di lavoro che di festa ma anche in quelli di più duri che riguardano la protesta politica.
I documenti in esposizione sono conservati nel Fondo del Dipartimento di pubblica sicurezza del Ministero dell’Interno, nel Fondo del Ministero di Grazia e Giustizia o tra i fascicoli processuali del Tribunale speciale per la difesa dello Stato attivo durante il periodo fascista, ma anche in alcuni degli archivi privati e di personalità politiche, come quello del repubblicano Ugo La Malfa (1903-1979), già fondatore del Partito D’Azione e membro dell’Assemblea costituente e nel Fondo di Massimo Consoli (1945-2007), militante per i diritti degli omossessuali.
A corredo della mostra, su gentile concessione di Caterina Arfè, funzionaria archivista di Stato presso l’Istituto, sono in esposizione alcuni dischi della sua collezione privata, editi da I Dischi del Sole, una delle case discografiche che negli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso ripubblicarono e fecero circolare i canti sociali e politici della tradizione popolare italiana. Canti nati perlopiù nel secolo precedente e che poi, passati di bocca in bocca, avevano attraversato frontiere, guerre, dittature, crisi economiche, rivoluzioni, e si erano così modificati, via via dimenticati, poi riscoperti e reinterpretati, arrivando fino a noi.
La mostra resterà aperta fino al 6 settembre 2019 negli orari di apertura dell’Archivio:
fino al 31 luglio: dal lun. al ven. dalle 9 alle 18.15 e il sabato dalle 9 alle 12.30;
dal 1 al 9 agosto e dal 26 al 30 agosto dalle ore 9 alle 12.
Chiusa dal 12 al 23 agosto.
da 2 al 6 settembre: dalle 9 alle 18.15
INGRESSO LIBERO
Per tutte le informazioni orarie consultare le sezioni “notizie” e “avvisi” il sito web: www.fronteretrolab.com/acstest