Archivio Centrale dello Stato

Al via la digitalizzazione dell’archivio di Guglielmo Gatti, figura di spicco negli studi di topografia di Roma antica nel XX secolo

Al via la digitalizzazione dell’archivio di Guglielmo Gatti, figura di spicco negli studi di topografia di Roma antica nel XX secolo

Ha preso avvio l’attività di revisione analitica dell’inventario dell’archivio di Guglielmo Gatti (1905-1981), già redatto da Ferruccio Ferruzzi, in vista della digitalizzazione e georefenziazione della documentazione che si concluderà entro l’anno. L’archivio, donato nel 1985 all’Archivio centrale dello Stato dagli eredi di Guglielmo Gatti, raccoglie la documentazione prodotta da ben tre generazioni di archeologi: ai disegni e appunti di Guglielmo si aggiungono infatti quelli del nonno Giuseppe e del padre Edoardo, redatti nel corso delle indagini archeologiche condotte a Roma tra il 1880 e il 1950. Si tratta di una straordinaria fonte per gli studi di topografia di Roma antica che si rivela anche un supporto informativo fondamentale per le attività di tutela, salvaguardia e valorizzazione del patrimonio svolte quotidianamente dalla Soprintendenza Speciale Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Roma e dalla Sovrintendenza Capitolina.

Nel corso dell’attività descrittiva – svolta dalla dott.ssa Giulia Moretti Cursi sotto il coordinamento del dott. Mirco Modolo – saranno schedate e geolocalizzate le singole indagini archeologiche di cui rimane traccia nei 25 taccuini e nei circa 20.000 documenti – raccolti in 26 scatole – gettando le premesse per la futura condivisione dei dati con altri sistemi informativi pubblici aventi a oggetto il patrimonio archeologico romano.

L’Archivio centrale dello Stato, valorizzando il patrimonio archivistico che custodisce, in questo modo si pone al servizio della ricerca archeologica e della tutela del ricchissimo patrimonio culturale della città di Roma.

Galleria

 

In questo video il dott. Mirco Modolo (ACS), responsabile del progetto, presenta l’archivio Gatti mettendone in evidenza il valore documentario.

 

L’Archivio Gatti: taccuini, schizzi e rilievi sugli scavi condotti nella Capitale tra fine Ottocento e gli anni Cinquanta del Novecento

L’archivio è una sintesi, grafica e testuale, della storia degli scavi che furono condotti a Roma tra fine dell’Ottocento e gli anni Cinquanta del secolo scorso, in parallelo con le violente trasformazioni urbanistiche che la città ha avviato per adeguarsi al ruolo di capitale. Oltre a essere in larga parte ancora inedite, queste testimonianze sono spesso le uniche di realtà archeologiche irrimediabilmente distrutte o sepolte sotto il manto di asfalto della città contemporanea. L’importanza e la specificità di questo archivio è però, a mio avviso, un’altra, e risiede nell’essere il precipitato dell’attività sul campo di ben tre generazioni di archeologi: Guglielmo Gatti aveva infatti assemblato la documentazione da egli stesso prodotta con quella ereditata dal nonno Giuseppe (1838-1914) e dal padre Edoardo (1875-1928) per la stesura della Carta Archeologica di Roma, rimasta in gran parte inedita.

Fanno parte dell’archivio i venticinque taccuini, sui quali Edoardo e Giuseppe Gatti rilevavano le strutture antiche via via scoperte in forma di rapidi schizzi misurati e in vista di una loro traduzione in rilievi veri e propri. La parte più consistente della documentazione è costituita da fogli sciolti raccolti in fascicoli suddivisi in parte topograficamente per regione augustea, in parte secondo un ordine tematico.

I disegni dei Gatti, tracciati a matita o a china su carta o lucido si distinguono per l’estrema finezza del tratto e la precisione nei dettagli e denotano una capacità di osservazione che univa il sapere tecnico con la cultura umanistica. L’attività grafica di questi rilevatori altro non è che l’ultima propaggine di una tradizione grafica plurisecolare che affonda le sue radici nella pratica di disegno dall’antico del Quattrocento e che si consolidò in seguito nell’ambito delle accademie artistiche. Se oggi indubbiamente abbiamo in parte smarrito questo sapere “artigiano” — e molto dello spirito di osservazione che ne costituisce il presupposto — nell’era del digitale, del CAD e dei Sistemi informativi geografici possiamo dire di aver tuttavia guadagnato la possibilità di gestire il dato spaziale in modo più efficace, e a qualunque scala, rimodulando il nostro campo di osservazione dalla sfera dell’infinitamente piccolo (il rilievo di un ambiente) all’infinitamente grande (il disegno di una città o di una regione) con il semplice scroll di un mouse.

 

Articolo a cura del dott. Mirco Modolo, archivista ACS

Data:
6 Marzo 2023