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Autarchia e l’arte di arrangiarsi: un’eredità italiana?

Autarchia e l’arte di arrangiarsi: un’eredità italiana?

Il 14 luglio del 1936 cessarono le sanzioni economiche che avevano colpito l’Italia dal 18 novembre del 1935, imposte al nostro paese dalla Società delle Nazioni (precursore dell’ONU) quale conseguenza dell’invasione dell’Etiopia voluta da Mussolini, avvenuta nello stesso anno.

Benito Mussolini il 14 maggio 1939 a Torino visita la mostra “Torino e l’autarchia”

Benito Mussolini il 14 maggio 1939 a Torino visita la mostra “Torino e l’autarchia”

Mussolini proclamò, nel marzo 1936, quale contromisura alle sanzioni, l’autarchia economica nazionale, tentativo strategico di affrancare l’Italia dalle importazioni dall’estero  realizzato non solo con l’aumento della produzione del grano, l’accumulo di prodotti agricoli e l’incentivazione dell’allevamento del bestiame, ma soprattutto attraverso un vasto programma di ricerca rivolto allo sfruttamento delle risorse nazionali che diede grande impulso al settore dei brevetti, in un quadro di nazionalismo tecnico-scientifico, che vide il coinvolgimento anche del mondo accademico con figure di rilievo come il matematico Vito Volterra (nelle foto Benito Mussolini il 14 maggio 1939 a Torino visita la mostra “Torino e l’autarchia”).

L’autarchia rappresentò però non solo una strategia economica del regime fascista, ma una risposta condivisa dalla popolazione all’ingiustizia delle sanzioni che ben si conciliava con una caratteristica radicata nella cultura italiana, quella ”arte di arrangiarsi” quale fondamenta su cui poggiare le politiche di indipendenza economica.

La politica autarchica, termine derivato dalla parola greca “autarkeia” ovvero “autosufficienza”, ebbe il suo apice dal 1936 al 1940, rese l’Italia un paese indipendente dalle importazioni e in grado di sostenersi esclusivamente con le proprie risorse interne, attraverso una lunga serie di innovazioni:

 

Innovazioni in Tavola

L’autarchia influenzò ogni aspetto della vita quotidiana, a partire dalla tavola. Il caffè, simbolo della colazione italiana, fu sostituito da surrogati di orzo o cicoria, mentre il tè venne rimpiazzato dal carcadè.  I  prodotti nazionali iniziarono a essere identificati con il prefisso o suffisso “ital“: nelle minestre, per esempio, il dado fu sostituito dall’Italdado. Il ragù di carne fu soppiantato dal Condit e le uova divennero sintetiche con l’Ovocrema. Per limitare le importazioni di grano, il regime incoraggiò il consumo di riso al posto della pasta. La farina di castagne veniva utilizzata per simulare il colore del cioccolato, e dalle bucce delle mele si otteneva un vino chiamato sidro.

Innovazioni Tessili

Nel campo dell’abbigliamento, la carenza di lana portò alla creazione di Lanital, una fibra tessile artificiale simile alla lana, e di rayon, ottenuto dai fusti di ginestra. La canapa fu utilizzata per produrre il cafioc, un succedaneo del cotone. Le pellicce di animali esotici furono sostituite da quelle di coniglio, e la seta delle calze venne rimpiazzata dal rayon.

Innovazioni nel Settore Calzaturiero

Anche il settore calzaturiero si adattò alla scarsità di materiali. Antonio Ferretti, un tecnico bresciano, inventò il “cuoio rigenerato” chiamato Salpa, ottenuto dagli scarti di lavorazione del cuoio. Nel frattempo, il famoso stilista Salvatore Ferragamo introdusse le zeppe da donna utilizzando il sughero, materiale abbondante in Italia.

Innovazioni nei Materiali da Costruzione

L’autarchia portò anche a innovazioni nel campo delle costruzioni. Tra queste, il vinidur, una plastica a base di PVC usata per tubazioni e condotti. Per risparmiare ferro nel cemento armato, si iniziò a usare la pietra pomice al posto dei mattoni.

Innovazioni nei Trasporti

L’Italia dipendeva in larga misura dalle importazioni di combustibili. Per far fronte a questa dipendenza, fu intensificata l’estrazione di carbone, soprattutto in Sardegna, e le ferrovie furono convertite all’elettricità, prodotta principalmente da centrali idroelettriche. Per i trasporti su strada, venne introdotto il gassogeno, un dispositivo che trasformava carbone o legna in un gas utilizzabile come carburante.

L’autarchia fascista, pur imposta da necessità economiche e politiche, stimolò la creatività e l’ingegnosità italiane, lasciando un’eredità di innovazioni che testimoniano l’arte di arrangiarsi tipicamente italiana.

 

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Data:
15 Luglio 2024