Archivio Centrale dello Stato

#donneinarchivio – Maria Bajocco Remiddi

Una nuova rubrica

La rubrica Donne in Archivio è dedicata alle personalità femminili che troviamo tra le preziose carte conservate nel nostro Archivio, che ci restituiscono le vite intense e appassionate di donne speciali. Per la rubrica #donneinarchivio, inaugurata il 18 maggio 2022, abbiamo presentato la figura di Maria Bajocco Remiddi, protagonista dell’associazionismo politico femminile del secondo dopoguerra.
Maria Bajocco Remiddi nasce a Roma il 18 maggio 1911. Insegnante elementare, giornalista, autrice di libri per l’infanzia, studiosa di storia locale marchigiana e collaboratrice dell’UNESCO. Nel 1946 fonda l’AIMU (Associazione italiana madri unite per la pace), un’associazione di donne di area laica e liberaldemocratica nata per costruire una “solidarietà femminile trasversale”.

I primi anni

I suoi genitori, Alfredo Bajocco e Marcellina Cappelli, sono entrambi maestri e coltivano una speciale attenzione per le problematiche dell’educazione dell’infanzia. Alfredo Bajocco ancora in giovane età diventa direttore e poi ispettore didattico, istituisce e dirige cinque “Scuole all’Aperto” del Comune di Roma, scrive libri e saggi di pedagogia, riscuotendo unanime stima e successo. Oggi è a lui intestata una scuola elementare a Roma. Alfredo scrive anche diversi libri e racconti per ragazzi, ispirati ad un evidente intento educativo e con il costante richiamo ai sentimenti e ai valori di laboriosità, solidarietà, onestà, altruismo.
(Una pubblicazione con l’illustrazione del suo pensiero pedagogico, la sua biografia, nonché le sue opere, pubblicate e non, sono ora conservate presso l’Archivio di Stato)
Marcellina Cappelli, anch’essa attenta studiosa dell’apprendimento infantile, elabora un suo personale metodo di insegnamento che espone in un corso di studio per le varie classi delle scuole elementari, Api sui fiori, pubblicato negli anni ’20 da Mondadori, che riscuote grandissimo successo. Dopo la parentesi bellica, scrive un’altra serie di libri, sempre per le scuole elementari, L’Acqua che canta, pubblicati da Paravia. Anche Marcellina si dedica alla narrativa, cimentandosi anche in testi teatrali. Compie approfonditi studi e redige biografie di San Francesco, Cristoforo Colombo, Garibaldi. Anche le sue opere, pubblicate e non, sono conservate presso l’Archivio di Stato.
Alfredo e Marcellina, nella loro continua vivace ricerca intellettuale e scientifica, si confrontano continuamente non solo con le problematiche delle loro professioni e dei loro studi e ricerche, ma su tutti gli argomenti rilevanti di carattere sociale e sull’analisi della letteratura e degli avvenimenti storici e contemporanei.
Così la piccola Maria cresce in un contesto familiare particolarmente stimolante, compie gli studi classici con convinta dedizione e ottimi risultati, fino a conseguire la laurea in lettere con una tesi su Arturo Graf.

L’insegnamento e la scrittura

All’indomani della laurea si dedica all’insegnamento presso le scuole elementari. Comincia negli anni ’30 la sua attività di scrittrice: inizia infatti una collaborazione con il “Balilla” e con il “Popolo di Roma” che ospitano sue novelle. Nel 1937 esce, con la casa editrice Paravia, Il natale di Roma, edito nella collana “Italia nuova. Collana di educazione fascista” dedicato ai giovanissimi.
A 26 anni conosce Alberto Remiddi, un giovane medico, uomo colto, intelligente e sensibile; dopo un breve fidanzamento si sposano e Maria per alcuni anni si dedica soprattutto alle cure familiari e alle figlie Gaia, Laura e Daniela, peraltro mai trascurando i suoi prediletti intenti culturali e letterari.
Sopraggiunge la Seconda guerra mondiale, che Maria trascorre con le bambine e la famiglia d’origine a Muccia, un paesino delle Marche, ove risiedono i nonni e per il quale Maria ha sempre avuto un particolare attaccamento. Frattanto Alberto, chiamato al fronte, viene trasferito da un luogo all’altro e solo sul finire della guerra potrà ricongiungersi ai suoi cari.

Il tema della pace

La Seconda guerra mondiale segna uno spartiacque nel percorso intellettuale di Maria Bajocco Remiddi. Il tema della pace diventerà elemento di riflessione e di azione politica, fondendosi e animando gran parte della sua opera.
Durante questi anni, benché la zona di Muccia non sia direttamente coinvolta in operazioni belliche, le ripercussioni delle vicende si fanno sentire aspramente anche in quei luoghi sperduti. Maria, a causa della sua recente maternità, è particolarmente colpita dalla strage umana che si viene perpetrando e matura una avversione profonda verso ogni forma di violenza fra i popoli. Con questa ispirazione scrive un poemetto struggente, Il pianto di Ecuba, pubblicato nel 1947 da Gismondi, che presenta il dolore della madre di un caduto che si accomuna a quello della madre del suo nemico. Solo la forza dell’amore delle madri “avversarie” verso la loro prole e l’umanità tutta potrà condurre gli uomini a ripudiare la guerra.

Associazione Italiana Madri Unite per la Pace

Ristabilitasi con la famiglia a Roma, Maria Remiddi vuole esprimere con azioni tangibili la sua convinzione pacifista e fonda nel 1946, con alcune amiche di comune sentire, la AIMU, Associazione Italiana Madri Unite per la Pace, che rivendica alle donne un ruolo fondamentale nella ricerca e nel mantenimento della pace, che è stata da lei coordinata e diretta per alcuni anni. Per diffondere le idee e per raccogliere adesioni, utilizza principalmente la sua collaborazione ai Diritti della Scuola, e così un gran numero di insegnanti si interessa ai problemi della pacifica coesistenza fra i popoli e inserisce questi temi nell’insegnamento.
L’AIMU è a quel tempo l’unica associazione composta solo da donne che ha come scopo il perseguimento della pace.
Varie sono  le iniziative che Maria Remiddi e le altre associate conducono: instaurano e coordinano una fitta rete di corrispondenza fra donne di diversi paesi per promuovere la reciproca conoscenza e amicizia; nell’occasione delle prime elezioni al Parlamento italiano, diffondono fra i candidati un questionario che riguarda l’impegno che ciascuno di loro si propone sui problemi riguardanti la pace e ne raccolgono i risultati; pubblicano un periodico con articoli riguardanti gli interessi e le attività dell’associazione; diffondono comunicazioni e circolari; promuovono iniziative pacifiste di vario genere, come ad esempio contro l’uso dei giocattoli di guerra; instaurano relazioni con altre associazioni pacifiste in Italia e all’estero e partecipano a convegni e congressi anche internazionali.
Particolarmente significativa, anche perché è la prima occasione dal dopoguerra, è stata la presenza di Maria Remiddi quale rappresentante dell’AIMU al Congresso dell’Entete Internationale por la Paix su “Le Donne e la Pace” tenutosi a Parigi nel settembre 1947: ella partecipa ai lavori con un proprio intervento di cui si è conservata traccia nei suoi appunti.
In questo contesto Maria allaccia amicizie importanti e intellettualmente proficue, fra cui quella con Anna Garofalo, scrittrice e giornalista, redattrice di un programma radiofonico sulle donne e autrice di libri sulle condizioni sociali (In guerra si muore, L’italiana in Italia).

La collaborazione con l’UNESCO

Questa sua nuova dimensione nell’attività culturale e politica, e la frequentazione di persone italiane e straniere che perseguono gli stessi ideali, apre a Maria Remiddi nuovi orizzonti. Ben presto comprende che una piccola associazione non avrebbe potuto riscuotere nel mondo un’ampia risonanza e condurre un’efficace azione per promuovere la pace; pertanto decide di dedicare la sua attività professionale nell’abito di una Organizzazione Internazionale, l’UNESCO, Agenzia delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura. Nello stesso periodo l’AIMU diviene la Sezione Italiana di un’Associazione internazionale avente le stesse caratteristiche e scopi, la WILPF (Women International League for Peace and Freedom).
La prima iniziativa che Maria Remiddi intraprende nell’ambito della sua collaborazione con la Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO è la raccolta di disegni e dipinti di bambini provenienti da 60 paesi del mondo, aventi ad oggetto la rappresentazione della natura, della famiglia, del loro mondo. Quindi compone una commissione di critici e studiosi d’arte per selezionare i disegni e fa costruire degli espositori per raccoglierli: costruisce così una “Mostra itinerante”, di cui cura anche il catalogo, che per anni e anni segue nel suo percorso nelle scuole di ogni città d’Italia.
E presso la Commissione Italiana per l’UNESCO Maria Remiddi presterà la sua opera. Ottiene infatti il distacco a partire dal 1955, e assume via via maggiori compiti e responsabilità. Dal 1963 cura infatti l’edizione italiana del “Corriere Unesco”, una rivista per le scuole edita a Parigi. Maria non si limita a coordinare il lavoro dei vari traduttori esperti nelle singole materie, ma per ogni argomento via via affrontato (si tratta per lo più di numeri monografici) approfondisce i temi e li arricchisce con nuovi apporti e con una speciale attenzione ai contributi provenienti dall’Italia.
Sempre sotto l’egida dell’UNESCO la Remiddi pubblica con la casa editrice Bemporad Mazzocco la serie “Unesco nel mondo”, 15 volumetti su vari argomenti.
Il nuovo incarico non la allontana però del tutto dal mondo della scuola. Nel 1947 pubblica con la casa editrice Gismondi, Geografia e storia, manuale per la IV classe elementare; tre anni dopo esce per Garzanti Le liete nozioni, sussidiario per la seconda classe delle elementari.

Le riviste e la radio

Dalla fine della guerra, e per quindici anni, collabora con la rivista “I Diritti della Scuola” tenendo due rubriche fisse: una sulle attività sociali della donna e una sulle attività familiari femminili, firmando anche con lo pseudonimo Rossana.
Agli anni ’50 risale la collaborazione con “Grazia” su cui pubblica novelle e delicati ritratti femminili; “Ali”, “Momento sera” e la cura di una trasmissione radiofonica “Casa Serena” in cui tratteggia profili di donne distintesi per la loro attività sociale.
Negli anni ’60 inizia una trentennale collaborazione con “Vita dell’infanzia”, periodico dell’Opera nazionale Montessori. Nello stesso periodo si intensifica la collaborazione con altri periodici per e su l’infanzia: tiene infatti una rubrica su “Il Messaggero dei ragazzi” e pubblica sovente articoli su “Nuovi orizzonti”, “Giornale dei genitori”. Più sporadica la collaborazione con altre testate.

L’attività letteraria

Sempre presente è inoltre l’attività letteraria, rivolta sia alla narrativa per l’infanzia che a romanzi diretti ad un pubblico adulto. Di difficile datazione sono le favole, ispirate in gran parte al tema della pace, che Maria Remiddi scrive, accarezzando l’idea di pubblicarle in un volume Favole per la pace. Non vi riuscirà per tutte, ma alcune troveranno il loro spazio in riviste e opere collettive.
Nel 1966 partecipa infatti al concorso “Andersen, la baia delle favole” con il racconto Il testamento del Re, che vince il primo premio. La favola verrà poi pubblicata nel “Corriere dei Piccoli” e inserita in un volume collettaneo Baia delle favole 1992, raccolta di favole presentate al premio Hans Christian Andersen di Sestri Levante, Genova, 1992.
Nel 1971 esce, per Paravia, Il tempo del granduca, romanzo ispirato ad alcuni racconti di Pietro Thouar. Nel 1978 partecipa, in collaborazione con la figlia Daniela Remiddi, ad un concerto bandito dal Rotary Club di Milano per un corso di letture per il secondo ciclo della scuola elementare giungendo al secondo posto. Nonostante l’interesse suscitato, il corso di lettura non trova un editore.
Gli anni ’80 vedono l’uscita di altre due opere di Maria Remiddi, nel 1983 l’editore Antonio Pellicani pubblica il romanzo La cerca di vivere, che ha per tema la biografia di una levatrice. Nel 1984 esce invece Scuola e biblioteca, in collaborazione con Ruggero Quintavalle, edito dalla casa editrice La Scuola di Brescia.
Molto ricco è il corpo degli inediti di Maria Remiddi. Fra le opere non pubblicate c’è I giorni passati (o La donna del prete), un avvincente romanzo intimista carico di tensione emotiva. Spesso Maria scrive poesie, attraverso la cui lettura è possibile seguirla nei vari momenti della sua vita e nelle sue varie esperienze ed emozioni.
Vogliamo inoltre menzionare il progetto di un libro per i genitori. Il volume, un vero e proprio manuale di puericultura, avrebbe dovuto essere distribuito gratuitamente a tutti i neo-genitori a cura di ospedali e altri enti. Nonostante il vivo interesse che il progetto suscita – e la stesura completa del testo – non si riescono a trovare i fondi per mandarlo alle stampe.

Studio della cultura popolare marchigiana

Profondo e lungo nel tempo è l’interesse di Maria Remiddi per Muccia, paese natale della madre Marcellina Cappelli. La storia, le usanze, la cultura tradizionale del luogo sono oggetto di approfondimento e studio.
Nel 1958 esce Ristampa di notizie sulla vita del Beato Riziero e sul culto a lui dedicato.
Costante nel tempo è la ricerca condotta da Maria Remiddi sulle tradizioni orali della regione: paziente ricercatrice annota canti, stornelli, storielle, proverbi e modi di dire. Parte dei canti vengono pubblicati in Muccia quanto la terra cantava, nel 1986, mentre solo in dattiloscritti esistono le raccolte di altre forme di espressione popolare.
Né manca l’interesse per la cultura materiale della regione, come testimonia la pubblicazione di Sapienza del telaio, edito nel 1988. Approfondito è inoltre lo studio sulla toponomastica della zona: non un’opera singola, ma numerosi articoli e scritti originali e documentati.
La distruzione dell’Archivio di Muccia durante la Seconda guerra mondiale induce Maria Remiddi a condurre le proprie ricerche presso l’Archivio di Stato di Roma e l’Archivio di Camerino, alla ricerca delle fonti per la storia del paese. Con la collaborazione di Giuiana Ancidei trascriverà atti notarili relativi a Muccia e ai suoi abitanti: da questo lavoro nasceranno alcuni articoli pubblicati su “Appennino Camerte” e studi di storia locale. La Storia di Muccia è un progetto in cantiere, un lavoro aperto in cui confluiscono anni di studi e ricerche.
Forte e coinvolgente è inoltre l’impegno che Maria Remiddi mette nella promozione della cultura del suo paese: attiva presidente dell’Archeoclub di Camerino tenterà sempre, e inutilmente, di ottenere l’apertura di un Museo preistorico a Muccia. Numerosi sono i suoi scritti su edifici e località di interesse storico e artistico. Da segnalare infine la pluriennale collaborazione con “Appennino Camerte”.

Gli ultimi anni

Trascorre i suoi ultimi anni, sempre intellettualmente vivace e attiva, circondata dagli affetti dei familiari e da vecchi amici.
Muore a Roma il 31 dicembre 1998, 25 giorni dopo Alberto, con il quale aveva trascorso 61 anni di matrimonio.

Maria Bajocco Remiddi in Archivio

L’Archivio centrale dello Stato conserva l’archivio personale di Maria Bajocco Remiddi, una risorsa estremamente utile per comprendere il rapporto tra associazionismo femminile e pace. Il nucleo documentale ha una consistenza di 27 buste.

Galleria

Data:
26 Settembre 2022

Ultimo aggiornamento:
19 Giugno 2024, 12:41