La bonifica dell’Agro Pontino venne completata tra il 1928 e il 1935 e portò alla trasformazione completa e definitiva della Pianura Pontina.
Erano stati prodotti circa 280 progetti di varia tipologia, ai quali si aggiunsero, nell’ultimo periodo di attività dell’ente (ONC), altri 70 progetti inerenti alle attività di sviluppo della sola provincia di Latina, che comprendevano la manutenzione e l’adeguamento della viabilità, la costruzione di opifici per la conservazione e la lavorazione dei prodotti delle cooperative agricole.
Negli anni successivi al completamento della bonifica, lungo la costa dell’Agro Pontino sorsero località come Sabaudia, San Felice Circeo, Terracina e Sperlonga, centri di nuove comunità oggi note come località turistiche limitrofe alla capitale.
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La prima pietra di Littoria, oggi Latina, fu posta il 30 giugno del 1932 e cinque mesi dopo la città venne inaugurata: cinquecento case, diecimila abitanti. Mussolini arrivò a Littoria il 18 dicembre, dove visitò le case in Borsalino e stivali, elogiando gli operai giunti da ogni parte d’Italia e i coloni venuti dalle terre del Veneto e della Valle del Po.
https://patrimonioacs.cultura.gov.it/patrimonio/dee052f9-e7ce-4388-87c1-1f35f85d40ff/fondo-opera-nazionale-combattenti-onc
L’Agro Pontino fu teatro di intensi scontri tra le forze italiane, tedesche e alleate, durante tutto il secondo conflitto mondiale.
Allo scoppio della Guerra l’Agro Pontino era appena stato bonificato, erano sorte le nuove cittadine e l’area era risorta a nuova vita. Le “Città Nuove”, considerate strategicamente importanti per le operazioni militari, furono occupate dalle truppe tedesche mediante la confisca di beni e risorse ai legittimi proprietari per renderle loro insediamenti. E, a causa di ciò, tutta l’area appena realizzata – a seguito dei combattimenti e dei bombardamenti concentrati in quel territorio tra le forze italiane, tedesche e alleate – subì gravi distruzioni.
Vennero pesantemente danneggiati canali e sistemazioni idrauliche, rete stradale, ponti, edifici pubblici, impianti industriali e distrutti interi centri abitati. A subire i maggiori danni furono le cittadine di Sabaudia, Pontinia, Aprilia e Nettuno; quest’ultima, fu teatro di scontro tra Alleati e forze tedesche durante l’Operazione Shingle (sbarco degli Alleati ad Anzio), con gravi danni alle strutture e alle abitazioni civili. Ma anche la città di Littoria (Latina), eretta come città di fondazione nell’ambito del progetto di bonifica dell’Agro Pontino negli anni ’30, riportò danni significativi a gran parte delle strutture urbane, edifici storici, abitazioni private e impianti industriali, che vennero rasi al suolo dai tedeschi in ritirata.
Le distruzioni belliche, i sabotaggi e le asportazioni di macchinari da parte delle truppe tedesche, avevano colpito soprattutto il territorio di bonifica tra la città di Aprilia e il Borgo Podgora, che era stato costruito in prossimità di grandi cave di pozzolana e tufo. Nella zona, che presentava il sottosuolo ricco di buona acqua potabile, era stato costruito un intero villaggio con dei fabbricati per gli operai (destinati a diventare case coloniche), la caserma del RR. CC., l’oratorio per l’assistenza spirituale degli operai, il fabbricato per ufficio, magazzino ed abitazione del personale del Consorzio (poi da convertire in future scuole).
A guerra terminata, il territorio italiano versava in uno stato disastroso.
Il Paese, uscito dal conflitto combattuto strenuamente per liberarsi dell’oppressore tedesco, appariva come un paesaggio apocalittico: ovunque regnavano rovina e devastazione. Anche l’Agro Pontino non faceva eccezione, e richiedeva sforzi notevoli da parte delle autorità locali e delle istituzioni governative per ricostruire le infrastrutture distrutte, riparare edifici pubblici e privati, e fornire sostegno alla popolazione.
L’Opera Nazionale Combattenti (ONC), che aveva già avuto un ruolo fondamentale nell’opera di bonifica, fu ancora una volta determinante nel ripristino dei “danni di guerra” occupandosi, tra l’altro, delle iniziative per l’incremento dell’occupazione e del sostegno ai veterani e ai reduci delle città colpite nell’Agro Pontino.
L’ente, con oltre 1.100 progetti, fu operativo su 45 aree territoriali nazionali, dall’Alto Adige alla Sardegna, ai quali si aggiunse nel 1937 anche l’iniziativa in Africa orientale. L’Opera differenziò la propria attività in interventi di bonifica idraulica e agraria, piani di appoderamento, sistemazioni montane, opere antianofeliche, piani regolatori e relativi edifici per nuovi centri comunali e borghi rurali, case coloniche e recupero di edifici preesistenti, come ad esempio le masserie pugliesi o i fabbricati altoatesini.
Dopo un primo periodo di intensa attività di ricostruzione e riparazione delle opere distrutte o danneggiate, anche gli Enti consortili* ripresero il loro compito di esecutori di opere pubbliche su concessione dell’ex Ministero dell’Agricoltura e delle Foreste, della Cassa per il Mezzogiorno e, da ultimo, della Regione Lazio.
*Con atto del febbraio 1996 i due Enti consortili (Consorzio della Bonificazione Pontina e Consorzio di Bonifica di Latina) sono stati unificati sotto la denominazione di Consorzio di Bonifica dell’Agro Pontino.
Nel secondo dopoguerra, l’ente O.N.C. passò sotto la vigilanza del Ministero per l’assistenza post-bellica e, con la soppressione di questo, sotto quella del Ministero dell’Agricoltura e delle Foreste, fino alla fine della sua esistenza, avvenuta con la legge del 31 ottobre 1978 n. 641, che la soppresse e pose in liquidazione. Successivamente, con il d.p.r. del 31 marzo 1979, le residue competenze e il personale furono trasferiti ad altri enti ed amministrazioni locali.
INVENTARIO:
https://patrimonioacs.cultura.gov.it/patrimonio/8d271dbc-57a7-4d73-85d1-b962628832fb/inventario-id-4006-opera-nazionale-combattenti-onc-servizio-agrario-vettola
Le immagini pubblicate sulla Teca digitale ACS https://tecadigitaleacs.cultura.gov.it/media/ricercadl.aspx?keywords=opera+nazionale+combattenti appartengono all’archivio storico dell’Opera Nazionale Combattenti, e sono la testimonianza dell’attività progettuale dell’ente svolta dal primo dopoguerra alla fine degli anni Settanta.
La ricostruzione dell’Italia attraverso la Riforma agraria e fondiaria
Le terre bonificate dell’Agro Pontino, come altre zone della penisola italiana, vennero sottoposte ad una nuova riconfigurazione attuata dallo Stato nel decennio 1950-1960.
L’azione dello Stato per la bonifica di tutto il territorio italiano e il miglioramento delle strutture fondiarie è documentato da numerosi fondi del Ministero dell’agricoltura versati all’Archivio centrale e in grado di raccontare l’attività dell’Ente, sia sul fronte della ricerca e della sperimentazione agraria, sia sull’opera di divulgazione di nuovi metodi colturali e l’addestramento professionale, fino all’assistenza tecnica alle aziende agrarie. La documentazione, prodotta fra gli anni ’20 e 70 del Novecento, costituisce la fonte primaria di dati in materia di difesa, incremento e valorizzazione delle produzioni agricole e zootecniche italiane, di distribuzione e consumo alimentare, di riordinamento e liquidazione degli usi civici, o di notizie sull’operato dei tanti uffici periferici, istituti ed enti sottoposti alla tutela e alla vigilanza dello stesso ministero.
Tuttavia, gli anni della “ricostruzione” sono documentati soprattutto dalla documentazione presente nel fondo dell’Archivio della riforma fondiaria, che costituisce la maggior testimonianza sulla sua attuazione pratica, avvenuta nel corso del decennio 1950-1960. Si tratta di un insieme di misure di politica agraria, avviate a seguito delle leggi Sila e Stralcio, che vanno dagli incentivi di tipo finanziario-creditizio a sostegno dell’impresa agricola, alle leggi per l’intensificazione delle bonifiche e la diffusione dei Sistemi irrigui, al finanziamento – soprattutto attraverso la Cassa per il Mezzogiorno – dei miglioramenti fondiari e delle trasformazioni colturali nel sud d’Italia.
Il piano dodecennale per l’agricoltura (1952) per la meccanizzazione agricola, l’istituzione di un fondo di rotazione che concedeva prestiti e mutui agli agricoltori e le leggi per la formazione e lo sviluppo della proprietà contadina, sono fra i provvedimenti di maggior impatto.
Dal 1952, la competenza sulla riforma agraria passò alla Direzione generale dei miglioramenti fondiari che si occupò di vigilare sugli enti, assistere gli assegnatari dei terreni, esaminare e approvare i progetti. Dal ‘58 le funzioni sulla riforma passarono alla Direzione generale della bonifica e della colonizzazione.
Nello specifico, nelle leggi del 12 maggio 1950, n. 230 e del 21 ottobre, n.841, lo Stato intendeva provvedere alla colonizzazione dell’Altopiano silano e dei territori ionici, affidando all’O.N.C. il compito di procedere all’esproprio e alla redistribuzione delle terre da concedere in proprietà ai contadini, rendendo i territori suscettibili di trasformazione fondiaria con decreti aventi valore di legge ordinaria. Il Governo doveva inoltre istituire, entro sei mesi, enti o sezioni speciali di controllo e assegnazione dei terreni, resi espropriabili in base al calcolo della superficie e al reddito complessivo, rilevato dai dati catastali e dal reddito medio per ettaro.
Dopo un primo frazionamento dei terreni, questi dovevano essere assegnati a “lavoratori manuali della terra, non proprietari, enfiteuti di fondi rustici o proprietari in misura insufficiente all’impiego della manodopera della famiglia.”
Con i d.p.r. del 7 febbraio 1951, n.66, 67, 68, 69, furono definiti gli ambiti territoriali dell’intervento nelle seguenti province: Roma, Viterbo, Grosseto, Pisa, Siena, Livorno, L’Aquila, Bari, Brindisi, Foggia, Lecce, Taranto, Matera, Potenza, Campobasso, Reggio Calabria, Caserta, Salerno, Venezia, Rovigo, Ferrara, Ravenna.
I d.p.r. del 27 aprile 1951, nn. 264 e 265, affidava all’ETFAS (Ente per la trasformazione fondiaria e agraria in Sardegna) il territorio della Sardegna, con il compito di acquisire, bonificare e trasformare terreni incolti con conseguente assegnazione finale ai contadini.
Invece, la legge regionale 27 dicembre 1950, n.104 trasformò l’Ente di Colonizzazione del Latifondo Siciliano, fondato nel Ventennio con Legge n°1 del 2 gennaio 1940, in Ente per la riforma agraria in Sicilia.
La riforma fondiaria – varata con l’allora ministro dell’agricoltura Antonio Segni durante il VI governo De Gasperi – volta ad abbattere i monopoli terrieri del Mezzogiorno e delle Maremme e capace di cambiare le condizioni di lavoro e di vita di migliaia di famiglie rurali era una manovra per incrementare la produttività agricola e lo sviluppo economico e sociale in vaste zone dell’Italia centrale, meridionale e delle isole. Tuttavia, la riforma interessò solo determinate zone delle aree economicamente più arretrate del paese, provocando una serie di lotte tra braccianti e contadini contro lo Stato che continuò in seguito per moltissimi anni.