Nei primi anni Novanta del secolo scorso l’Archivio centrale dello Stato realizza una serie di interventi strutturali che ridefiniscono la fisionomia interna dell’edificio, per venire incontro alle crescenti esigenze di fruizione e ospitare gli eventi culturali che si susseguono sempre più numerosi. Nel 1993 la sala studio viene trasferita dal secondo al primo piano, in un ambiente in grado di accogliere 54 utenti che porta la firma di Giulio Savio (Roma, 1923-2013), il cui archivio grafico e fotografico si può consultare presso l’Istituto.
A Savio, originale figura di scrittore e “architetto/non architetto”, si deve anche la progettazione della contigua biblioteca e della sala convegni. La caratteristica comune a questi tre ambienti, articolati su un doppio livello semitrasparente e asimmetrico, è quella di riuscire a combinare in modo equilibrato comfort e funzionalità con l’eleganza negli arredi e nelle forme architettoniche.
Per saperne di più sulla sala di studio prima, durante e dopo l’intervento di Savio, si veda il primo dei “Quaderni dell’Archivio centrale dello Stato”, pubblicati tra il 2005 e il 2019, dedicati alle attività di valorizzazione dell’Istituto.
Quaderno n.1
Quaderno n. 1
Architettura e storia della sede. Dall’esposizione universale di Roma, E-42 ai nuovi servizi al pubblico degli anni Novanta, a cura di M. Domenicucci, C. Mosillo, F. Papale, Roma, Ministero per i beni e le attività culturali, Archivio centrale dello Stato, 2005 (Quaderni dell’ACS, 1).
Per l’archivio di Giulio Savio si veda, in SIUSA