Archivio Centrale dello Stato

Quindici opere d’arte sul tema della Shoah e un nucleo bibliografico dell’artista Georges de Canino donate all’Archivio

19 Aprile 2024
Quindici opere d’arte sul tema della Shoah e un nucleo bibliografico dell’artista Georges de Canino donate all’Archivio

Il 19 aprile 2024, nel corso di una partecipata cerimonia, l’Archivio centrale dello Stato ha formalizzato la donazione di quindici opere d’arte sul tema della Shoah e di un interessante nucleo bibliografico da parte dell’artista Georges de Canino, esponente di primissimo piano dell’arte contemporanea che da anni, con generoso e instancabile impegno, si fa vero e proprio testimone, attraverso le sue opere, delle vittime dell’Olocausto.

La donazione consolida ulteriormente il rapporto tra l’Archivio e l’artista avviato sin dal 2008 con la donazione dell’imponente ritratto di Umberto Terracini in occasione della mostra Repubblica e Costituzione e, più di recente, con la mostra storico-documentaria di “28 carri di ebrei”. A 80 anni dal rastrellamento degli ebrei romani, a cura di Simonetta Ceglie e Gaetano Petraglia, in collaborazione con il Dipartimento Beni e Attività culturali della Comunità ebraica di Roma, nella quale de Canino ha esposto anche le opere che oggi generosamente ha donato all’Archivio centrale dello Stato e, tramite esso, all’intera collettività.

Alcune tele dell’artista saranno collocate negli spazi del nuovo percorso espositivo permanente dell’Archivio centrale dello Stato, aperto gratuitamente al pubblico, denominato Lo scrigno della memoria, nella sezione dedicata alle leggi razziali e alla persecuzione ebraica, altre andranno ad arricchire la collezione d’arte contemporanea dell’Istituto, che ha beneficiato fin dagli anni ’90 del secolo scorso delle donazioni di artisti quali Berti, Calonaci, Cucciarelli, Dorazio, Fortini, Lopes, Lorenzetti, Mannino, Maugeri, Pasticci, Pistoletto e molti altri.

Alla cerimonia sono intervenuti Anna Maria Casavola, Ruth Dureghello, Antonio Parisella, Francesca Pietracci, Claudio Procaccia e, in rappresentanza dell’Archivio centrale dello Stato, la direttrice della biblioteca Beatrice Di Pinto e i funzionari archivisti Simonetta Ceglie e Gaetano Petraglia.

 

 

Galleria

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Da: “28 carri di ebrei” A 80 anni dal rastrellamento degli ebrei romani, Mostra storico-documentaria a cura di Simonetta Ceglie e Gaetano Petraglia (Roma, Archivio centrale dello Stato, 16 ottobre 2023-31 gennaio 2024) («Quaderni dell’ACS» 18, 2024)

Georges de Canino: attraverso volti, sguardi, sentimenti. Con testimonianze dirette e documenti, l’opera di Georges de Canino si basa sulla rievocazione di una parte dell’umanità, composta da singoli individui, deportata e sterminata dai nazifascisti durante la seconda guerra mondiale. Si tratta di 20 milioni di persone, dei quali 6 milioni erano ebrei. Ma, a differenza di tutti gli altri, questi ultimi vennero catturati e uccisi esclusivamente a causa della loro appartenenza etnica e religiosa. Tale genocidio, denominato Shoah (catastrofe), ci interroga sempre più insistentemente sui meccanismi che la “Modernità” e lo “Sviluppo” possono aver generato e possono continuare a generare. L’essere umano, all’epoca dei fatti considerato nuda vita sacrificabile, è ora diventato semplicemente merce. Ecco perché Georges de Canino, attraverso l’incessante lavoro sulla Shoah, non ridà voce solo alle vittime di quella immane tragedia, ma continua a dare voce ad ogni essere umano vittima dell’ingiustizia e della sopraffazione. L’artista continua a trasmettere la Memoria dei Sopravvissuti ai campi di prigionia e di sterminio, seppure la maggior parte di essi ci abbia ormai lasciato. La sua testimonianza è viva ed efficace, come le parole e i ricordi dei testimoni diretti, i suoi tratti e i suoi colori sono intensi, decisi, sono tracciati velocemente, come il passaggio fulmineo di un pensiero, di un ricordo, di un’emozione. Ma nei collages appare anche l’eco della storia, frammenti di documenti e articoli relativi al nazifascismo costituiscono lo sfondo di opere dove domina il silenzio. Qui de Canino traccia nette linee rette, scrive una frase, una parola, un punto esclamativo… sostanzialmente un no comment, perché tutto si commenta da solo. Ma lui, che oltre ad artista visivo, è anche poeta, si direbbe che faccia diventare la parola disegno e il disegno parola. E’ in questo modo che invece le sue persone ritratte si consegnano alla nostra Memoria con occhi vivi ed eloquenti, depositari di una vita piena di ricordi e speranze disattese, densa di progetti futuri violentemente interrotti, ricca di sentimenti di addio ai lori cari, ma anche ai posteri. Perché nessuno dimentichi, la loro sorte inammissibile sia un avvertimento anche per i nostri tempi. In proposito ripenso ad un’opera di Georges de Canino nella quale viene scritta la parola “amore”, tante volte quante essa viene cancellata con una linea blu o una linea rossa, come a rimarcare il grado di gravità dell’errore. Ma si tratta veramente di un errore? L’analisi storica sembra smentire l’accidentalità del fatto. L’amore, e in concreto il perseguimento del bene comune, non si cancella per errore, bensì per pianificazione. Questo dovremmo chiederci in maniera più approfondita, così come l’artista, attraverso gli sguardi dei protagonisti delle sue opere e gli enunciati dei documenti dell’epoca, ci invita a fare. (a cura di Francesca Pietracci)

Note biografiche. Artista italo-francese di religione ebraica, nato a Tunisi il 21 marzo nel 1952. Nel 1963, a causa dei violenti tumulti anti-occidentali e anti-ebraici generati dalla crisi di Biserta, emigra in Europa. Dopo il suo arrivo a Roma, dove ancora vive ed opera, studia all’Istituto d’Arte Tiburtino III, e nel 1977 consegue il diploma all’Accademia di Belle Arti di Roma. Roma, Marsiglia e Parigi sono città chiave per la sua formazione intellettuale, fondamentali saranno gli incontri con alcuni protagonisti del mondo della pittura e della poesia: Aldo Palazzeschi, Arnaldo Ginna, Francesco Cangiullo, Primo Conti, Ferruccio Ferrazzi, Giorgio De Chirico, Sandro Penna, Philippe Soupault, Giorgio Vigolo. Altri incontri ideali, al di là del tempo e dello spazio, vengono realizzati nella ricerca poetica e nella raffigurazione visiva: da Giacomo Balla e René Crevel, da Lautréamont a Rimbaud. Questi proiettano la sua storia in altre e tante storie, lungo un itinerario ideale di riscoperta del segno, sulla linea romantica e visionaria dei diversi linguaggi dell’arte stessa. Nei primi anni ’70 il suo lavoro comincia a caratterizzarsi principalmente per una forte focalizzazione sui temi della memoria collettiva, in particolare della Shoah, della Resistenza e dell’Antifascismo in Europa. Saranno determinanti in questi anni, la conoscenza e la frequentazione con alcuni protagonisti della Resistenza, come Giuliano Vassalli, Pietro Amendola, Carla Capponi, Teresa Mattei, Adolfo Perugia, Lello Perugia e Pacifico Di Consiglio. Nel 1976 Edita Broglio, per volontà testamentaria, lo nomina erede di Valori Plastici, la rivista e casa editrice, che già dal 1918 raggruppava metafisici, puristi e quell’avanguardia artistica e culturale italiana ed europea, che si stringeva intorno ai coniugi Broglio. Si deve a Emanuele Pacifici l’incontro tra de Canino e Miriam Novitch che organizza la mostra al Beit Lohamei Haghetaot Museo Ghetto Fighter’s House con cui l’artista approda in Israele. Inizia così il suo profondo impegno individuale, inteso come obbligo e responsabilità del singolo, che dal sociale si allarga all’essenziale, diventa prioritario per de Canino scavare nel passato recente dell’umanità, facendo riemergere immagini che la memoria collettiva non deve dimenticare, perché monito al nostro stesso presente. Nel 1986, in occasione dello storico incontro di Papa Giovanni Paolo II e il Rav Elio Toaf alla Sinagoga di Roma, de Canino realizza due opere La Menorah della pace e L’Annullo filatelico. Seguono poi i lavori della realizzazione della tela dedicata a Salvo d’Acquisto, donata al Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri, l’installazione dal titolo Via Tasso al Museo Storico della Liberazione di Roma e nel 1994 la donazione del San Sebastiano alla casa madre dell’Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi di Guerra. Nel 1996, il Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro gli conferisce “motu proprio” l’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica. Alla presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, nel 2011, due sue tele vengono presentate al Museo del Memoriale delle Fosse Ardeatine. Suoi lavori sono stati donati a due Papi: nel 1989 a Papa Giovanni Paolo II, su commissione all’allora direttore dei Musei Vaticani Carlo Pietrangeli, e nel 2016 a Papa Francesco, in occasione della sua visita al Tempio Maggiore. Grazie alle sue attività per la Memoria, de Canino ha ricevuto la cittadinanza onoraria di Maiori (1998), di Battipaglia (2006) e di Cetara (2011). È stato inoltre membro del consiglio di amministrazione della Fondazione La Quadriennale di Roma (2009-2013), contribuendo allo sviluppo del dibattito sull’arte contemporanea. L’11 luglio 2017, la Giunta della Regione Lazio presieduta da Nicola Zingaretti ha riconosciuto all’artista Georges de Canino “la qualità di cittadino illustre in ambito regionale”. Le sue opere sono conservate in numerose collezioni museali, tra cui la Galleria Comunale di Arte Moderna e la Galleria Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea di Roma, il Museo Storico della Liberazione, il Museum Ghetto Fighter’s House (Israele), l’Archivio Centrale di Stato, i Musei Vaticani ed il Museo del Memoriale delle Fosse Ardeatine (a cura di Francesca V. Scazzocchio)

 

 

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Data:
19 Aprile 2024

Ultimo aggiornamento:
6 Giugno 2024, 10:38