L’inizio del Festival di Sanremo ci offre l’occasione di presentarvi alcuni documenti conservati dal nostro Istituto sul Teatro Ariston, da oltre 40 anni palcoscenico più importante della canzone italiana. Il fascicolo sul Teatro Ariston, protagonista assoluto della kermesse canora del Paese, fa parte della ricca serie dedicata ai teatri e sale cinematografiche presente nel fondo del Ministero del Turismo e dello Spettacolo, Direzione generale dello spettacolo, consultabile nella Sala di Studio del nostro Archivio.
L’Ariston nasce dall’ambizione del commendatore Aristide Vacchino, imprenditore teatrale e cinematografico che aveva come obiettivo la costruzione del cinema-teatro più grande e più bello della Città dei fiori. Il teatro sarebbe stato il degno erede dello storico teatro Principe Amedeo di Sanremo, anch’esso gestito dalla famiglia Vacchino per molti anni, ma poi distrutto da un bombardamento francese nel 20 ottobre 1944.
Negli anni ‘40, Vacchino acquista il terreno su cui sorgerà l’Ariston, ma i primi lavori di edificazione inizieranno solo nel 1953, più di 10 anni dopo. Nel 1955, Vacchino e il titolare dell’impresa di costruzioni Massa S.p.a., Antonio Marchetti, stipulano il contratto. Tra i collaboratori di Vacchino, ci sono l’ingegner Angelo Frisa e gli architetti Dante Datta e Marco Lavarello. I tre lavorano febbrilmente ed i risultati non tardano ad arrivare. Riescono a realizzare sul tetto dell’edificio il cosiddetto “Ariston all’aperto”, poi nel 1962 viene terminato l’Ariston Mignon (oggi il Ritz). Si tratta di una sala a conchiglia con una capienza di 450 posti, una piccola gemma impreziosita con i bassorilievi dell’artista Edoardo Alfieri.
La sala dell’Ariston viene inaugurata il 31 maggio 1963. La capienza è impressionante: ben 1960 posti a sedere totali e 16 palchetti laterali. Il palcoscenico è imponente, grazie ai suoi 24 metri di altezza e 15 di profondità. La capacità della fossa orchestrale è enorme: può contenere 100 musicisti. Oltre ai freddi numeri, c’è la bellezza della sala. La sala dell’Ariston era il massimo dell’opulenza che Vacchino potesse desiderare. I delicati vetri di Murano delle ditte Venini e Barovier, i marmi toscani, piemontesi e francesi. Gli affreschi raffinati del soffitto del pittore Carlo Cuneo. Il sipario e le tende della Way, la stessa ditta di tessuti del Teatro della Scala di Milano e del Teatro Regio di Torino. Un teatro splendido, tanto bello quanto tecnologico. Per l’acustica, erano stati incaricati i nomi più esperti del settore: l’ingegner Franco Ravera ed il professore Gino G. Sacerdote. Il palcoscenico è opera di Argeo Raggi.
Il cantiere dell’Ariston non si ferma qui e negli anni ci saranno altri lavori, ampliamenti, aggiunte. La svolta avviene nel 1977, quando il teatro diventa la sede del Festival di Sanremo, prendendo il posto dello storico Salone delle Feste del Casinò. Sarà l’inizio di quel binomio Festival-Ariston che dura ancora oggi. Unica eccezione: l’edizione del 1990, quando la kermesse si svolse nel Mercato dei Fiori di Valle Armea.
ACS, Ministero del Turismo e dello Spettacolo, Direzione generale dello spettacolo, Cinema, Sale cinematografiche, CS 16728 “Ariston Sanremo”