Si distingue per i suoi atti di eroismo, mettendo a rischio la sua stessa vita e non esitando né a imbracciare le armi né a soccorrere i feriti sotto il fuoco nemico. Giacomo Oddo, nel suo libro “I Mille di Marsala” del 1863 la descrive come una “fiera savoiarda, disinteressata, piena di coraggio, ardita più di quanto in donna soglia accadere, dall’animo vivace, anzi di fuoco, dalla parola pronta, dall’animo schietto, nata alla libertà e all’indipendenza.”
L’abbandono di Crispi
Decisa e coraggiosa, sostiene il marito durante tutto il suo percorso di lotta e politico. Quando con l’Unità d’Italia l’avvocato Francesco Crispi diventa deputato, Rosalie lo segue nelle diverse capitali del Regno: Torino, Firenze, Roma, ma la loro vita cambia e iniziano ad allontanarsi. Nel 1878, Rosalie viene abbandonata dal marito quando questi si innamora della giovane leccese Lina Barbagallo, figlia di un procuratore generale di Corte d’Appello dell’ex Regno borbonico, che già dall’ottobre del 1873 lo aveva reso felicemente padre di una bambina, Giuseppa Ida Marianna.
Crispi, sostenendo che le loro nozze non hanno mai avuto validità, sempre nel 1878 si unisce a Lina con un matrimonio celebrato in casa, di nascosto. La notizia però trapela e la stampa lo accusa di bigamia mettendo forti dubbi sulla sua moralità e sull’uso pubblico del suo potere. Il fatto ha profonde ripercussioni sulla la carriera di Crispi: perde la fiducia del re ed è costretto a dimettersi da ministro. La magistratura apre un’inchiesta, tuttavia, benché dimesso, il suo potere è ancora forte e il processo, brevissimo, si risolve con l’assoluzione di Crispi che in seguito, tra il 1887 e il 1896, per quattro volte è eletto presidente del Consiglio dei ministri.
Gli ultimi anni e la morte
Rosalie vive il resto della sua vita in ristrettezze economiche, grazie a un vitalizio elargito prima dall’ex marito e, dopo la morte di questi, dallo Stato. Muore a Roma il 10 novembre 1904, a 81 anni.
Le sue disposizioni sono chiare: essere sepolta con la camicia rossa e con una cerimonia laica. Al suo funerale partecipano con profonda commozione le associazioni garibaldine e alcuni vecchi senatori a cui aveva prestato soccorso durante la spedizione dei Mille. Sono ben poche le autorità del nuovo Stato anche aveva contribuito a creare, ma tra queste c’è il senatore Francesco Cucchi, che nell’orazione funebre dirà:
Ebbi la fortuna di conoscere Rosalia Montmasson il 5 maggio 1860, mentre col marito Francesco Crispi, saliva a bordo della nave, in cui si trovava Giuseppe Garibaldi, la nave che conduceva i Mille a Marsala. Da Quarto a Marsala, Rosalia Montmasson non si occupò che di tutto quello che poteva servire ai garibaldini. A Calatafimi assistette i feriti con fede, con diligenza ed amore. Non mi dilungherò sulla vita della valorosa donna che cooperò grandemente alla indipendenza d’Italia e fu una delle grandi amiche del nostro Paese. Le porgo l’ultimo saluto.
Rosalie Montmasson in Archivio
L’Archivio centrale dello Stato conserva il fascicolo dedicato a Rosalie Montmasson nel fondo Ministero dell’Interno, Divisione prima, Archivio generale, I Mille di Marsala, Fascicoli personali 1861-1917, b. 22, fasc. 662, Rosalia Montmasson.