Archivio Centrale dello Stato

Giorno del ricordo 2022

Con il Trattato di pace di Parigi del 10 febbraio 1947, che ratificò la cessione alla Jugoslavia di 186 Comuni della Venezia Giulia, Istria, Quarnaro e Dalmazia, furono oltre 300.000 le donne, gli uomini, i vecchi e i bambini che, con scelta forzata di fronte a una situazione complessa e difficile, si separarono dalle terre natie destinate a non essere più italiane, mettendosi in viaggio verso un destino ignoto dopo aver lasciato il cuore dall’altra parte del mare. Già nel dicembre 1946 dalla città di Pola il piroscafo Toscana cominciò la spola verso i porti di Venezia e Ancona, imbarcando fino a 2.000 esuli per viaggio; altri partirono via terra, usando mezzi di fortuna. In tanti accatastarono alla rinfusa le proprie cose in un edificio del porto vecchio di Trieste (Magazzino 18) – oggi toccante luogo della memoria – confidando un giorno di far ritorno a casa.

Preziosi dati socio-quantitativi sui flussi di tale imponente fenomeno migratorio – che proseguì per tutti gli anni ’50 del Novecento, causando un progressivo spopolamento di molte città del confine orientale – sono sedimentati tra le carte dell’Opera per l’assistenza ai profughi giuliani e dalmati, conservate presso l’Archivio centrale dello Stato. L’Opera, con sede a Roma, fu istituita nel 1948 con il compito di provvedere all’accoglienza di quegli abitanti delle terre adriatiche che col mutamento dei confini orientali, per mantenere la cittadinanza italiana, si videro costretti a lasciare i paesi d’origine e ogni loro avere. Al fine di poter garantire assistenza, alloggi e un lavoro alle centinaia di migliaia di sfollati, tale ente ne realizzò in collaborazione con l’IBM un capillare censimento, comune per comune.

L’archivio prodotto in quell’occasione si compone di 7 serie documentali (20 buste con documenti dal 1953 al 1962) che testimoniano l’attività amministrativa e la collaborazione con numerose istituzioni territoriali che resero possibile il censimento. La documentazione è organizzata per provincia; assumono particolare rilievo per la consistenza degli esuli quelle di Trieste e Roma. Completa il fondo una cospicua appendice costituita da schede nominative dei profughi (28 scatole), tabulati del censimento (8 faldoni) e formulari a stampa dei nuclei familiari (85 scatole). È in corso un progetto di riordinamento e inventariazione per completare la descrizione del fondo, finora limitata alle 7 serie documentali (Inventario n. 52/68), e rendere accessibile anche il materiale dell’appendice, solo sinteticamente riassunto nell’opera di Amedeo Colella, L’esodo dalle terre adriatiche. Rilevazioni statistiche​ (Roma, 1958), da cui è tratta la foto dell’archivio prima del suo versamento in ACS, qui riportata.

Galleria

A pochi passi dall’Archivio centrale dello Stato, nell’area destinata nel 1937 a ospitare le maestranze addette alla costruzione dei palazzi degli uffici dell’Esposizione Universale di Roma del 1942, sorge il quartiere Giuliano Dalmata che fu il principale luogo di raccolta degli esuli giunti nella capitale e dintorni. Nel piano realizzativo dell’E42 il Villaggio operaio era stato concepito per offrire ospitalità a 1500 lavoratori ed era in tutto autosufficiente. Il complesso, strutturato in una serie di case basse, articolate in padiglioni a ferro di cavallo provvisti di dormitori, bagni comuni, cucine e sala mensa, non fu completato a causa degli eventi bellici. Quei padiglioni abbandonati vennero occupati nel 1947 dai primi sfollati dall’Istria, dalla Dalmazia, dalle città di Zara e Fiume. Nei decenni successivi vi avrebbero trovato alloggio migliaia di famiglie. Nel 1948, stabilita la trasformazione dei padiglioni dell’ex Villagio operaio in circa 150 alloggi destinati agli esuli del confine orientale, fu inaugurato ufficialmente il Villaggio Giuliano-Dalmata di Roma, alla presenza di Giulio Andreotti, allora Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio del primo governo dell’Italia Repubblicana. All’interno del quartiere ha sede l’Archivio-Museo Storico di Fiume, diretto da Marino Micich, ente riconosciuto e sovvenzionato dalla legge 92/2004 istitutiva del Giorno del ricordo.

Preziosa documentazione, specie grafica e fotografica, sul Villaggio operaio si trova nel fondo Ente autonomo esposizione universale di Roma – EUR (1935-1951), custodito dall’Archivio centrale dello Stato, come attesta la galleria di documenti selezionati. In evidenza, tra gli elaborati grafici su lucido (a china, pastello e matita), planimetrie generali, assonometrie e prospettive dei padiglioni e della zona dei servizi, progetto della chiesa; tra le fotografie, refettorio e cucine, servizi igienici, dormitori, spaccio, portale d’ingresso su Via Laurentina, viale di ghiaia centrale con ai lati pini mediterranee e aiuole.

Galleria

 

Altri materiali sul tema dell’esodo si possono rinvenire nel Gabinetto della Presidenza del Consiglio dei ministri, nelle serie del Ministero dell’interno e negli archivi privati (es. fondo Maria Rita Saulle, docente di Diritto internazionale e giudice della Corte costituzionale, donato all’ACS nel 2007); della Raccolta ufficiale delle leggi e decreti fa parte il Decreto legislativo CPS di Esecuzione del Trattato di pace fra l’Italia e le Potenze Alleate ed Associate (28 novembre 1947, n. 1430) con allegati cartografici a colori che ridefiniscono i confini orientali italiani.

Il bozzetto per il Monumento alle vittime delle foibe istriane (2007), scultura in bronzo di Giuseppe Mannino collocata in occasione del Giorno del ricordo 2008 nel piazzale antistante la Stazione della Metro Laurentina a Roma, è in esposizione permanente presso l’Archivio centrale dello Stato.

G. Mannino, Bozzetto in bronzo per il Monumento alle vittime delle foibe istriane

All’Archivio centrale dello Stato, ai sensi dell’art. 4, comma 2 della citata legge 92/2004, sarà versata, «dopo il completamento dei lavori» (termine prorogato al 2024), tutta la documentazione prodotta dalla Commissione istituita presso la Presidenza del Consiglio dei ministri con il compito di vagliare le domande dei congiunti delle vittime delle foibe per la concessione di un riconoscimento a titolo onorifico («insegna metallica e diploma a firma del Presidente della Repubblica»). A sottolineare il ruolo assegnato all’ACS di custode della memoria storica dell’Italia unita.

Simonetta Ceglie
Responsabile Servizio Valorizzazione del patrimonio documentario ACS

Data:
11 Febbraio 2022

Ultimo aggiornamento:
7 Luglio 2022, 12:58