Dalla SAID all’Alfa Romeo S.p.A.
La Casa del Biscione, rinomata a livello mondiale per la produzione di vetture sportive, ha origine in Italia nei primi anni del Novecento. In quel periodo, fino al 1908, l’Italia era attraversata da un fervente progresso industriale. Grazie al capitale straniero e alla protezione offerta dai dazi doganali, la grande industria italiana si sviluppava rapidamente, specialmente nel nord del Paese, nel cosiddetto “triangolo industriale” formato da Milano, Genova e Torino, dove fiorivano la metallurgia, l’industria metalmeccanica, chimica e automobilistica.
La famosa azienda multinazionale vide la luce nel 1906 a Napoli, grazie al produttore di automobili francese Alexandre Darracq, che fondò la filiale italiana con il nome di SAID – Società Anonima Italiana Darracq. Sebbene oggi questo nome non evochi ricordi particolari, rappresenta il seme da cui è nato uno dei più illustri esempi di imprenditoria italiana.
Nel 1907, la ditta avviò un piccolo stabilimento al Portello (Milano), per la produzione di modelli già fabbricati in Francia. Nel 1909, gli impianti della SAID furono rilevati da un gruppo di finanzieri lombardi. Il 24 giugno 1910, grazie agli stessi investitori della precedente Darracq, venne fondata l’A.L.F.A. (Anonima Lombarda Fabbrica Automobili), con sede nelle stesse officine milanesi del Portello.
L’imprenditore Nicola Romeo incrociò il suo destino con la Casa del Biscione durante la Prima Guerra Mondiale, quando l’azienda, provata dalla guerra, rischiava il fallimento. L’ingegner Romeo, un uomo del sud con idee imprenditoriali legate alla produzione bellica, al settore minerario, ferroviario e aeronautico, credette nel potenziale dell’azienda ed investì nell’A.L.F.A.: nel 1915 riconvertì l’azienda in industria bellica e ne evitò il fallimento. Dopo una lunga battaglia legale, la ditta aggiunse il cognome dell’ingegner Romeo al marchio. Nell’arco di un decennio l’ingegner Romeo riconvertì gli stabilimenti utilizzati per la produzione bellica, che gli avevano procurato ingenti fondi, in stabilimenti per la produzione di mezzi agricoli e ferroviari, che gli consentirono anche di espandere la società, assorbendo ulteriori officine meccaniche.
Dopo una serie di vicissitudini e difficoltà riscontrate nella riconversione per la produzione in tempi di pace, Romeo decise di stringere un accordo con il Consorzio Sovvenzioni sui Valori Industriali (IRI). Così nel 1919, mentre l’Italia era attraversata da proteste, occupazioni di fabbriche ed episodi di contestazione operaia, periodo conosciuto con il nome di “bienno rosso“, le automobili a marchio Alfa Romeo furono la prima produzione civile a ripartire.
L’imprenditore Romeo, interessato soprattutto alle performance dei veicoli a motore, venne inizialmente ostacolato dalle difficoltà causate dal fallimento della Banca Italiana di Sconto, che possedeva una parte delle quote societarie. Infatti, alla fine del 1920, anno critico per l’economia italiana, l’azienda aveva accumulato un debito significativo nei confronti della Banca Italiana, che aveva portato l’azienda a passare sotto il controllo dello Stato attraverso la Banca Nazionale del Credito.
Grazie agli investimenti statali, sebbene l’azienda fosse impegnata anche nelle produzioni nel settore dei velivoli con la Alfa Avio, l’Alfa Romeo vide nuova rinascita carica di successi sportivi e commerciali nell’ambito della produzioni di automobili, assumendo una grandissima rilevanza nel mondo industriale. Tuttavia l’ingegner Romeo, uomo cardine dell’impresa, restò all’interno dell’Alfa Romeo solo come Amministratore Delegato.
L’Alfa Romeo, vincitrice dei primi due campionati di Formula 1 nel 1950 e nel 1951, venne scelta per affidabilità e prestazioni dalle forze dell’ordine italiane nel 1952 per le proprie scuderie e ancor prima da Benito Mussolini per i suoi spostamenti, sostituendola alla Fiat.
La Casa del Biscione, ormai simbolo di alta tecnologia e produzione made in Italy, festeggiò poi i successi del Gran Premio del Belgio e di Francia e la vittoria a Monza del Campionato del mondo.
Breve storia del marchio
L’Alfa Romeo possiede uno dei loghi più premiati e apprezzati nella storia del Design: un simbolo che incarna in sé l’anima della storica azienda milanese, che si è saputa distinguere nel panorama automobilistico mondiale, nonostante le sfide affrontate nel corso di tutta la sua storia.
È possibile ricostruirne l’evoluzione attraverso il suo logo consultando la documentazione dei fondi MICA (Ministero dell’Industria, Commercio e Artigianato), UIBM (Ufficio Italiano Brevetti e Marchi) e IRI (Istituto per la Ricostruzione Industriale) conservati dall’Archivio centrale dello Stato.
Ripercorriamo la storia del logo
Il logo della casa automobilistica del 1910 presenta una forma circolare con una cornice blu decorata con le scritte dorate “ALFA” e “MILANO”, separate dai nodi sabaudi, in omaggio alla dinastia regnante. All’interno del logo trovano spazio il serpente visconteo e la croce rossa su sfondo argento, elementi tratti dallo stemma ufficiale della città di Milano: dettagli in grado di richiamare il passato e valorizzarne l’eredità storica.
Nel 1918, dopo l’acquisizione dell’azienda da parte dell’ingegnere meccanico Nicola Romeo, il logo viene rielaborato per includere la scritta “ALFA ROMEO – MILANO”. Per l’azienda la modifica del logo coincide con l’inizio di una nuova era: non solo riesce ad evitare il fallimento, ma addirittura inizia la sua ascesa verso il successo e la fama.
Nel 1925, il logo viene ulteriormente modificato: una ghirlanda di foglie d’alloro circonda il simbolo, celebrando la vittoria dell’Alfa Romeo P2 nel primo campionato automobilistico globale, ad indicare fama e gloria immortale.
Dopo il referendum del 2 giugno 1946, con la fine della monarchia italiana, il logo subisce un restyling: i tradizionali elementi del Biscione visconteo e della croce vengono impressi su una lamiera rossa, mentre i nodi sabaudi sono sostituiti da linee ondulate. Durante la metà del Novecento, l’immagine del Biscione si svincola dall’esclusiva associazione alle vetture di lusso, iniziando a produrre utilitarie affidabili e semplici da guidare.
Dal 1953 al 1955, l’Alfa Romeo collabora con la carrozzeria Bertone (Nuccio Bertone) per un gruppo di concept cars, tra cui l’Alfa Romeo sportiva disegnata dallo stesso Bertone, nata dallo studio delle più alte teorie aerodinamiche.
Nel 1972, scompare dalla cornice del logo la città di Milano, non più l’unica sede di progettazione e produzione delle vetture, a seguito dell’apertura di una nuova fabbrica a Napoli. Nei decenni successivi, il marchio subisce varie evoluzioni, adottando un aspetto più moderno.
Il 24 giugno 2015, viene presentata la versione definitiva del logo, che oggi è familiare a tutti noi: una grande croce rossa sulla sinistra di un serpente verde che stringe un uomo tra le fauci, racchiusi in una cornice blu notte con il nome “Alfa Romeo” in argento. Questo logo, tra i più premiati nella storia del design, ci narra una storia di forza e potenza: resta il serpente che simboleggia la determinazione nel distruggere i nemici, nel tempo invariato.
In occasione del 110° anniversario dalla fondazione, nel 2020 viene disegnato un logo celebrativo un nuovo simbolo che combina elementi classici con una grafica moderna, proiettando l’azienda nel futuro, non dimenticando le proprie radici.
La società Alfa Romeo, che ha attraversato anni emblematici nella storia del Paese ed è un illustre esempio dell’industria made in Italy, possiede un logo che non solo rappresenta un’identità visiva, ma è anche simbolo di un racconto di eccellenza imprenditoriale.