Archivio Centrale dello Stato

Paschetto e l’emblema della Repubblica

Il 5 maggio 1948 il Presidente della Repubblica Enrico De Nicola firma il decreto legislativo n. 535 che consegna all’Italia il suo simbolo. Il disegno è opera di Paolo Paschetto (Torre Pellice 1885-1963), Professore all’Istituto di Belle Arti di Roma e artista affermato. La storia del simbolo della Repubblica inizia però ben 24 mesi prima, con il Decreto legislativo del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 1 del 19 giugno 1946, che stabilisce, all’art. 7, che l’Assemblea Costituente avrebbe provveduto ad approvare il nuovo emblema della Repubblica.

Il DPCM del 27 ottobre 1946, a firma di De Gasperi, nomina la Commissione presieduta dall’On.le prof. Bonomi che è incaricata di studiare l’emblema della Repubblica e indire concorsi fra artisti e tecnici per la scelta dell’emblema.

Il verbale della riunione della Commissione del 5 novembre 1946, stabilisce che “l’emblema debba innanzi tutto rispondere ai criteri di semplicità, dovendo essere facilmente intellegibile et facilmente attuabile sia come sigillo, sia come filigrana, sia come stemma dello Stato…dovendo ispirarsi all’unità et alla concordia nell’amore della Patria” e decide “di introdurre tra i simboli la stella d’Italia, escludendo le personificazioni allegoriche et traendo ispirazione dal senso della terra et dei comuni”.

La seduta decide di rivolgere invito agli artisti italiani invitandoli entro il 25 dello stesso mese di novembre a presentare progetti in bianco e nero su carta semplice di grandezza protocollo, specificando che “i cinque migliori saranno premiati con un compenso di 10.000 lire per ciascuno”.

La Commissione “presceglierà quello o quei concorrenti premiati che saranno invitati a presentare un nuovo progetto elaborato per la scelta definitiva”. Rispondono 341 candidati con ben 637 bozzetti.

Tra questi ne vengono quindi selezionati 25 e poi scremati i 5 finalisti (Lalia, Luperini, Morbiducci, Paschetto, Retrosi), ai quali quindi vengono richiesti nuovi elaborati con dei criteri da seguire più dettagliati: l’elemento principale che deve figurare nel centro dello stemma è una cinta turrita con porta aperta e le cui torri devono essere tutte visibili, “che abbia forma di corona ma che appaia anche come nobile edificio e sia insieme segno di sovranità e immagine viva delle attitudini costruttive e delle tradizioni della civiltà”; lo stemma inoltre deve essere completato in basso dalla figurazione del mare, in omaggio alla posizione naturale della penisola e in alto da una stella raggiante di cinque punte. Il tutto deve essere circondato dalla flora italiana. Viene infine indicato di studiare e proporre nello stemma le due parole che rappresentarono il programma del Risorgimento: Unità e Libertà.

Tra i bozzetti dei cinque finalisti, nella seduta del 13 gennaio 1947, viene prescelto uno dei tre bozzetti presentati da Paolo Paschetto, che in seguito viene progressivamente parzialmente modificato secondo le indicazioni e presentato definitivamente nella seduta del 3 febbraio 1947 durante la quale viene approvato.

Il bozzetto di Paschetto tuttavia, esposto tra gli altri finalisti in una mostra appositamente organizzata presso l’Associazione Artistica Internazionale di via Margutta, non risulta convincente né per la stampa né per la stessa Presidenza del Consiglio. Viene quindi deciso di indire un secondo concorso che viene espletato in tempi rapidissimi.

Tra i 197 bozzetti presentati per il secondo concorso, opera di 96 artisti, (noi dell’Archivio centrale dello Stato ne conserviamo alcuni tra questi; di molti altri invece non vi sono tracce) ne vengono selezionati 12 e infine viene scelto nell’Assemblea Costituente del 31 gennaio 1948, il nuovo bozzetto elaborato in bianco e nero sempre di Paolo Paschetto che viene definitivamente approvato.

Manca però ancora il bozzetto a colori che Paschetto presenta, in quattro versioni, all’ufficio di Presidenza dell’Assemblea Costituente che, nella seduta del 24 marzo 1948, sceglie quello definitivo, dettando ulteriori modifiche: colore del nastro, rosso bandiera; lettera dell’iscrizione Repubblica Italiana, in caratteri bianchi.

Al termine di un percorso creativo durato ventiquattro mesi, il 5 maggio 1948 il Presidente della Repubblica Enrico De Nicola firma il decreto legislativo n. 535 che consegna all’Italia il suo simbolo.

L’emblema della Repubblica che viene adottato ufficialmente è caratterizzato da tre elementi: la stella, la ruota dentata, i rami di ulivo e di quercia. Il ramo di ulivo simboleggia la volontà di pace della nazione, sia nel senso della concordia interna che della fratellanza internazionale. Il ramo di quercia che chiude a destra l’emblema, incarna la forza e la dignità del popolo italiano. Entrambi, poi, sono espressione delle specie più tipiche del nostro patrimonio arboreo. La ruota dentata d’acciaio, simbolo dell’attività lavorativa, traduce il primo articolo della Carta Costituzionale: “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”. La stella è uno degli oggetti più antichi del nostro patrimonio iconografico ed è sempre stata associata alla personificazione dell’Italia, sul cui capo essa splende raggiante.

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Data:
6 Maggio 2022

Ultimo aggiornamento:
7 Luglio 2022, 12:57